SHADYGROVE – In the heart of scarlet wood (Album)
- 29 marzo 2018
- Emanuela Colatosti
Dal felice incontro di membri di band del calibro degli Elvenking, Evenoire e Sound Storm nascono gli Shadygrove. L’attuale line-up è costituita da Lisy Stefanoni (voce e flauto), Fabio “Lethien” Polo (violino), Matteo Comar (chitarra), Elena Crolle (tastiera), Davide Papa (basso), Simone Morettin (batteria e percussioni). Il loro primo album, In the heart of scarlet wood uscirà il prossimo 6 aprile. Noi lo abbiamo già ascoltato, ed ecco il felice responso.
Il folk degli Shadygrove di In the heart of scarlet wood è estremamente chiaro e leggero. Bisogna mettere da parte certe tonalità cupe e certe sfumature gotiche che caratterizzano il sound di alcune composizioni proprie della tradizione popolare celtica. Sono la predominanza dei suoni acuti del flauto, del violino e del timbro adamantino della voce di Lisy Stefanoni a restituire l’ascoltatore ad una dimensione di pacatezza. È impossibile non trovare intrigante e interessante allo stesso tempo la modalità attraverso cui gli Shadygrove fanno emergere le infiltrazioni da generi cugini del folk: non attraverso le sonorità, che restano discretamente luminose, ma giocando piuttosto sulle variazioni ritmiche. Il trasformismo stilistico dei loro brani è sostenuto con grande maestria e padronanza. This is the night colpisce all’orecchio per l’oscillazione tra il folk e i suoi derivati che si alternano tra strofa, refrain ed intermezzi strumentali del caso. Forse è il brano in cui emerge maggiormente quel folk metal che denunciano nella loro presentazione. Persino la voce di Lisy si è inspessita per l’occasione, dimostrando di sapersi emancipare dal timbro pop che rischiava di penalizzarla nelle prime tracce dell’album. Non si apprezza abbastanza l’abilità della stessa Lisy al flauto, però, finché non si ascolta Cydonia. È una delizia per le orecchie sentire la fiducia con cui il suono pulito dello strumento a fiato si appoggia sul letto di percussioni, creando una miscela ipnotizzante e suggestiva ai limiti dell’illusionismo. Si potrebbe ragionevolmente polemizzare sulla scelta di includere la tastiera in un complesso strumentistico già ampio, dato che gli Shadygrove potrebbero ambire al purismo e sostenerlo senza problemi.
Per trovare delle sfumature epiche bisogna ascoltare Northern lights. Interessanti le esplorazioni in Let the candle burn, dove si possono ascoltare virtuosismi supportati da strumenti a corda, dove a rincorrersi sono sia la chitarra che il basso. Una traccia interessante in cui alcune variazioni ritmiche, che si portano dietro quel metamorfismo dei generi già descritto, meritavano di essere rese più fluide. Tutto sommato resta interessante il capovolgimento di atmosfera che conduce da sonorità remote nel tempo ad un sound più contemporaneo, dove finalmente trova ragion d’essere il coinvolgimento della tastiera nel repertorio strumentale utilizzato.
In the heart of scarlet wood è un album pulito, orecchiabile e piacevole. Gli si potrebbe rimproverare solo un eccessivo affezionamento a uno standard ritmico che può risultare monotono. Per il resto, gli Shadygrove hanno saputo confermare delle aspettative piuttosto elevate.
SHADYGROVE
In the heart of scarlet wood
6 aprile 2018
Rockshots record

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Autore
Tuttologa... no, solo filosofa. E con una passione per la pignoleria (la chiamano "oggettività") che sfogo inevitabilmente su ogni forma di espressione artistica.